Siamo passati dal modello biomedico di alcuni anni fa
, secondo cui la malattia poteva essere spiegata come deviazione dalla norma di variabili biologiche misurabili e in cui la malattia veniva trattata come una entità indipendente dal comportamento sociale, al modello biopsicosociale, che tiene conto dei fattori psicosociali e che ritiene che la diagnosi medica debba considerare l’interazione degli aspetti biologici, psicologici e sociali nel valutare lo stato di salute dell’individuo e nel prescrivere un trattamento adeguato.
E' un modello basato sulla teoria dei sistemi che mira al superamento del dualismo tra soma e psiche.
Già negli anni 70 emerge un nuovo concetto di psicosomatica che estende la sua area d'intervento a tutta la patologia fisica. Questa nuova visione è influenzata da una serie di studi scientifici, che indicano come aspetti soggettivi, personologici e comportamentali influiscano sulle malattie e questo ha fatto porre maggiore attenzione alla qualità della vita. Infatti l'analisi delle principali cause di mortalità ha messo in risalto che sono in aumento i fattori scatenanti studiati dalla medicina, riguardanti le malattie croniche e cardiovascolari e in generale legate al mantenimento di uno stile di vita poco sano e stressante.
Questo nuovo modo di vedere la malattia orienta la visione di salute verso la promozione del benessere come realizzazione di sè, attribuendo importanza alla prevenzione e considerando più livelli di analisi del paziente, con la collaborazione di più figure professionali in ambito medico e psicologico.
Il ruolo dello psicologo in tutto questo assume importanza, non solo quindi come cura, ma come prevenzione e promozione del benessere.
E' infatti dimostrato che le emozioni possono produrre effetti non solo direttamente sulla salute, ma anche sui comportamenti di salute, facilitando o ostacolando gli interventi necessari. Alcune emozioni, come ad esempio la rabbia negli individui irascibili, causano vulnerabilità veso alcune malattie (relazione tra Tipo A e malattie cardiovascolari), attraverso meccanismi che aumentano la percezione dello stress e trovandosi quindi il soggetto in un continuo stato di vigilanza, che lo può portare a mettere in atto atteggiamenti disadattivi (fumo, consumo di alcolici).
Inoltre dal momento che il sostegno sociale produce effetti diretti su salute e benessere, diventa importante essere "esperti di relazioni".
Il lavoro con un psicologo individualmente o in gruppo può aiutare ad allenare la capacità di stare in relazione con gli altri e garantire quindi all'interno delle relazioni quelle esperienze regolari e stabili, che accrescono l'autostima e la fiducia e stimolano comportamenti più sani. E' provato infatti che le persone che godono di elevato sostegno sociale sono maggiormente protette dall'impatto negativo dello stress.
Bibliografia:
Zani, B., Cicognani, E. (2004). Psicologia della salute, Il Mulino, Bologna.